
Gerry Scotti e la sua pensione da parlamentare. Foto: IG, @gerryscotti - traccecinematografichefilmfest.it
Gerry Scotti, così, non solo continua a essere una icona della televisione, ma si conferma anche un cittadino impegnato che desidera un sistema più giusto.
Gerry Scotti, noto conduttore televisivo e volto storico della televisione italiana, è tornato a parlare della sua pensione parlamentare, un tema che lo accompagna da oltre un decennio.
Scotti ha svolto il ruolo di deputato dal 1987 al 1992, eletto nelle fila del Partito Socialista Italiano, ma da tempo chiede di rinunciare a quella pensione che percepisce mensilmente, pari a poco più di mille euro.
L’esperienza politica di Gerry Scotti e la pensione parlamentare
Gerry Scotti ricorda la sua esperienza in Parlamento con molta sincerità, senza nascondere un certo disappunto: «Se nella mia carriera televisiva ho ricevuto molto perché ho dato molto, nella mia esperienza politica ho ricevuto poco perché ho dato poco». L’ex deputato ha sottolineato come il periodo trascorso in Parlamento non sia stato particolarmente gratificante per lui, né dal punto di vista personale né professionale.
La pensione parlamentare, che ammonta attualmente a circa 1.016 euro al mese, è un diritto acquisito durante quegli anni di mandato. Tuttavia, Scotti ha più volte manifestato il desiderio di rinunciarvi, un atto che, seppur semplice nel principio, si è rivelato complicato nella pratica a causa delle normative vigenti.
Nel 2014, la sua prima richiesta di sospendere l’erogazione della pensione fu respinta per motivi burocratici. Da allora, il conduttore ha deciso di destinare quei fondi in beneficenza, supportando in particolare le famiglie dei lavoratori deceduti nell’adempimento del proprio dovere.
La battaglia per la rinuncia volontaria alle pensioni parlamentari
La volontà di Scotti di rinunciare alla pensione ha assunto anche una valenza politica più ampia: egli auspica che venga creato un meccanismo semplice e trasparente che consenta a chiunque abbia ricoperto incarichi di alta responsabilità pubblica di rinunciare volontariamente ai trattamenti pensionistici.

«Vorrei che si desse uno strumento a tutte le persone che hanno avuto a che fare con incarichi di Stato, per la Repubblica, e che vogliano rinunciare alla propria indennità nel momento in cui spetterà loro, semplicemente attraverso una firma», ha spiegato in passato.
Nel corso degli anni, Scotti ha sollecitato diversi presidenti del Consiglio – da Silvio Berlusconi a Matteo Renzi fino a Giuseppe Conte – affinché si trovasse una soluzione a questa problematica. Nonostante qualche promessa di interesse, la questione resta in gran parte irrisolta. Il conduttore ha ironicamente ricordato come Renzi, pur impegnato in incontri di alto profilo con figure internazionali come Papa Francesco e Barack Obama, non abbia ancora concretizzato un intervento legislativo in tal senso.
Un impegno solidale e l’apertura al dialogo con il governo attuale
Durante una recente intervista al programma radiofonico Un giorno da Pecora su Rai Radio 1, Scotti ha confermato di aver continuato a donare una quota significativa della pensione a organizzazioni benefiche, destinando circa 10 mila euro all’anno a sostegno delle famiglie colpite da lutti sul lavoro.
Alla domanda se intenda rivolgersi anche all’attuale presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, per sollecitare un intervento, la risposta è stata positiva: «Ora magari vado anche da Giorgia Meloni». Il conduttore si dimostra quindi determinato a portare avanti questa battaglia, convinto che sia un atto di responsabilità e trasparenza nei confronti dei cittadini italiani.